Le Origini della Mindfulness
Negli ultimi dieci anni si è assistito ad una straordinaria diffusione globale della mindfulness, termine che ad oggi viene utilizzato all’interno di contesti molto diversi tra loro con il rischio di confondere chi si sta avvicinando a questa pratica per la prima volta. “Mindfulness” originariamente è la traduzione inglese della parola “sati”, termine che in lingua pali indica uno specifico “fattore mentale” della coscienza che può essere coltivato e sviluppato. La mindfulness rappresenta la consapevolezza che si attiva portando attenzione al processo dell’esperienza così come si svolge, momento per momento. A partire dal 1979 Jon Kabat-Zinn propone l’applicazione in contesti medici e clinici di un programma che prevede l’insegnamento della meditazione di consapevolezza ad un livello introduttivo, delimitato e adattato: il programma viene chiamato Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR).
Cosa (non è) la Mindfulness
Tutte le pratiche di mindfulness comportano una qualche forma di meditazione. In Occidente in particolare, abbondano idee errate sulla meditazione, quindi può essere utile, nel definire che cosa sia la mindfulness, esaminare alcuni degli equivoci più comuni.
- Non è avere la mente vuota. Al contrario la pratica di mindfulness consiste nell’allenare la mente a essere consapevole di quello che fa, in ogni momento, e quindi anche ad essere consapevoli di ciò che stiamo pensando mentre pensiamo.
- Non è essere privo di emozioni. Molte persone sono convinte che la mindfulness possa alleviare dal peso dell’esperienza emotiva. In realtà, la pratica di mindfulness viaggia nella direzione opposta: poiché iniziamo a praticare l’osservazione consapevole dei contenuti della mente, cominciamo ad osservare anche le nostre emozioni in maniera più piena e vivida. La nostra capacità di riconoscere come ci sentiamo aumenta man mano che lasciamo andare le difese abituali, come ad esempio andare a divertirci o mangiare per distrarci da situazioni di disagio.
- Non è ritirarsi dalla vita. Poiché molte pratiche meditative sono state concepite o affinate da monaci spesso si ritiene che tali pratiche comportino la rinuncia a una vita piena e ricca dal punto di visto relazionale. Al contrario le vicissitudini della vita, così come le nostre relazioni, attraverso la pratica della mindfulness, vengono sperimentate in maniera più vivida, proprio perché ci stiamo prendendo il tempo per prestare attenzione alla nostra esperienza, istante dopo istante.
- Non è la ricerca della felicità. Molte persone percepiscono una grande frustrazione quando, nelle prime fasi del loro percorso di meditazione, si rendono conto, di come la mente tende a vagare e di come ci si sente agitati o instabili. Nella meditazione basata sulla mindfulness lasciamo ugualmente sorgere e poi andare gli stati mentali siano essi gradevoli o sgradevoli.
- Non è fuggire dal dolore. La mindfulness ci aiuta ad aumentare la nostra capacità di sopportare il dolore, più che di sfuggirlo. Ci asteniamo volontariamente da azioni automatiche mirate a farci sentire meglio. Mano a mano che meditiamo ci rendiamo conto che la sofferenza sorge quando reagiamo al dolore con resistenza, protesta o evitamento, invece che con accettazione momento per momento.
- Non è un percorso religioso o spirituale. ma è un percorso ispirato ad un protocollo medico, che ha raccolto negli anni un numero molto importante di validazioni scientifiche.
- Non è una tecnica di rilassamento. L’obiettivo e l’intenzione della pratica non sono rivolti ad ottenere uno stato di rilassamento ma a sperimentare il momento presente così come si presenta in quel preciso momento con consapevolezza.
I 3 Fattori su cui Agisce la Mindfulness
Sono numerosi i fattori su cui agisce la mindfulness. La ricerca scientifica evidenzia i seguenti come i principali risultati clinici.
- Diminuzione delle emozioni negative e maggiori emozioni positive. Non è semplice identificare una correlazione significativa tra la pratica della mindfulness e le emozioni positive. Tuttavia, diversi studi, attraverso parametri EEG e studi di neuroimmagine, hanno portato prove a favore in questo senso: la mindfulness aiuta, quindi a sviluppare e stimolare le emozioni positive.
- Minor reattività allo stress. Anche in questo caso, attraverso studi effettuati con gruppi di controllo, si è attestato come la mindfulness diminuisca il rimuginio e le risposte disfunzionali ad agenti stressanti.
- Potenziare l’attività cognitiva. Con una pratica costante e regolare di meditazione si ottiene la protezione dall’assottigliamento corticale che avviene con l’avanzare della nostra vita.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- Didonna, F. (2012). Manuale clinico di mindfulness. F. Angeli.
- Segal, Z. V., Williams, J. M. G., & Teasdale, J. D. (2014). Mindfulness: al di là del pensiero, attraverso il pensiero. Bollati Boringhieri.
- Brown, K. W., Ryan, R. M., & Creswell, J. D. (2007). Mindfulness: Theoretical foundations and evidence for its salutary effects. Psychological inquiry, 18(4), 211-237.
- Moore, A., & Malinowski, P. (2009). Meditation, mindfulness and cognitive flexibility. Consciousness and cognition, 18(1), 176-186.
- Segal, Z. V. (2010). Mindfulness and the therapeutic relationship. Guilford Press.
- Kabat-Zinn, J. (2005). Vivere momento per momento. Corbaccio.