Sono davvero due mondi così distanti?
Proviamo per un attimo a pensare a quelli che sono i fondamenti della pratica della mindfulness: non giudizio, accettazione, mente del principiante, attenzione sul momento presente, non cercare risultati.
Quando un utente si rivolge comincia un percorso incentrato sulla mindfulness, che sia di gruppo o individuale, è importante sottolineare come poste sue determinate difficoltà o motivazioni che l’hanno portato ad interessarsi a questa pratica, non ci concentriamo su di queste ma cerchiamo di condurre i nostri sforzi nell’allenare un muscolo, quello dell’attenzione, attraverso la meditazione. Questo “non cercare risultati” è uno dei pilastri della pratica meditativa basata sulla consapevolezza e indirettamente consente poi di ottenere dei benefici, si riesce, infatti a modificare il nostro rapportarci con le emozioni, i pensieri, la nostra esperienza e quindi noi stessi.
La mindfulness viene spesso associata al mondo cognitivista e cognitivo comportamentale, tuttavia vi sono alcuni intrecci e intersezioni con il mondo psicoanalitico, a nostro parere estremamente importanti.
Sia la pratica analitica che quella meditativa sollecitano la visione del fruire mentale e il non attaccamento ai suoi contenuti, un processo di disidentificazione o di defusione dal proprio mentale (G.Graziani, 2014).
Diversamente da quanto si può pensare, un percorso basato sulla mindfulness non si concentra sulla risoluzione di un sintomo o di un comportamento, così come del resto, anche le psicoterapie a stampo psicoanalitico.
Nella Psicoanalisi di stampo classico freudiano è presente la “regola” delle libere associazioni che possiamo così riassumere:
“In un punto il suo racconto deve differenziarsi da una comune conversazione. Mentre lei di solito cerca, giustamente, di tenere fermo nella sua esposizione il filo del discorso……..qui deve procedere in modo diverso. Lei osserverà che durante il suo racconto le vengono in mente diversi pensieri , che vorrebbe respingere con determinate obiezioni critiche………..Non ceda mai a questa critica e nonostante tutto dica……Dica dunque tutto ciò che le passa per la mente” (Freud, 1913).
D’altra parte, anche rispetto alla meditazione di consapevolezza (la mindfulness) vi è una “regola” che presenta alcune interessanti affinità con quella psicoanalitica.
Meditazione di consapevolezza (Mindfulness)
“L’essenziale è non lasciar emergere nessuna sensazione o pensiero senza che la presenza mentale lo riconosca, come una sentinella che registra ogni faccia che passa per il corridoio di accesso del palazzo” (Thich Nhat Hanh, 1975).